26) L' incontro a sorpresa con Grillo. Alcuni segreti di Casaleggio.

Pubblicato da Stefano Montanari

Che la montagna andasse a Maometto era illusorio, specie se la montagna sta franando. E, allora, non restava che una possibilità: che Maometto andasse alla montagna.

 

Ieri sera, a dire il vero senza troppe speranze di poter entrare stante il tutto esaurito, sono andato al Palapanini di Modena dove il divino Grillo era atteso con impazienza dai suoi fedeli (in senso religioso), pronti a deporre sull‟altare per lui un ghiotto Germania – Italia di calcio.

 

Perché sono andato? Beh, la curiosità di vedere se Grillo avrebbe parlato del microscopio, altro non fosse perché tre dei quattro giornali modenesi ne avevano scritto proprio nello spazio dedicato all‟evento, era tale da farmi rinunciare alle meritate pantofole. Le probabilità che questo avvenisse erano obiettivamente vicine allo zero, ma non si sa mai.

 

Arrivo tre quarti d‟ora prima dell‟orario stabilito per la celebrazione del rito e la folla è già numerosa sul piazzale. Subito mi si avvicina un bagarino. Compro il biglietto pagandolo appena 10 Euro più del prezzo canonico.

 

Entro.

 

Vengo immediatamente riconosciuto da qualche fedele. Uno non esita a chiedermi di tenere una conferenza perché loro, quelli della parrocchia cui lui appartiene, hanno tanto bisogno. Gratis, ça va sans dire, perché, se è giusto fare il sacrificio di qualche decina di Euro per il disturbo di un milionario, è altrettanto giusto che io lavori a spese mie e regali i risultati, visto che, come si sa, la salute non ha prezzo. C‟è il microscopio da comprare e servono quattrini? Qualcuno ci penserà. Non noi. Noi abbiamo tanto bisogno…S ul megaschermo appare un filmato magari un po‟ ridondante e ripetitivo sull‟ambiente. Non un gran che, ma non era per quello che il palazzo dello sport si era riempito.

 

In un tripudio di grida entusiaste, con una tensione che si sentiva sui peli del collo, finalmente Grillo si materializza. L‟entusiasmo è incontenibile. La signora seduta alle mie spalle non ce la fa a trattenersi e dà inizio ad un assolo di strepiti rochi, di estatici grugniti e di sospiri à la je t‟aime, moi non plus aromatizzati all‟aglio che non abbandonerà per le prossime due ore. Sotto un tale inizia una giaculatoria di timbro grave che lo accompagnerà fino alla fine: in musica, un basso ostinato.

 

Si parte. Difficile definire spettacolo quello che in realtà è una sorta di colossale messa pagana.

 

Due cose colpiscono immediatamente: le battute sono le stesse di quelle che vigevano “ai miei tempi”, e l‟aggiunta è quella di una volgarità allora appena accennata ed ora pecoreccia e un po‟ imbarazzante. Se il primo punto è meritevole quale esempio di riciclaggio virtuoso dell‟immondizia, il secondo ricorda molto l‟uso sovrabbondante delle spezie quando si cucina pesce avariato.

 

Comunque, la congregazione (impossibile liquidarla come “il pubblico”) partecipa in delirio, ridendo a crepapelle come liturgia comanda alle ormai vetuste battute del celebrante, “nano” compreso. Ho pagato per ridere, e, perbacco, rido. Un tale collocato a qualche posto di distanza dal mio si alza ad ogni battuta, agita in alto le braccia e grida tutta la sua approvazione. La classe raffinata del celebrante è innegabile: cognomi come Bocchino vanno massacrati e la statura

insufficiente di Brunetta viene punita come deve essere con giusta severità. Di Brunetta, poi, si mostra ripetutamente un breve filmato in cui ci si prende gioco di lui per una frase derisa a comando in coro come incomprensibile. Curiosamente, per me che non capisco niente di economia quella frase era chiarissima. Che importa? Seguono con ritmo incalzante le emozioni ispirate dalle litanie sui successi delle mitiche 5 Stelle (“grazie a questi ragazzi meravigliosi l‟Emilia Romagna non ospiterà centrali nucleari” e speriamo che da domani si battano perché il meteorite del 2012 non colpisca la regione), e nulla importa se questi successi non hanno mai preso corpo e restano confinati ai misteri grillini. L‟importante è la percezione. Da maestro gli attacchi al PD con tanto di applausi scroscianti di chi vota PD per ultrasessantennale tradizione di famiglia, dimenticando che lo statista Grillo tentò di entrare proprio in quel partito risultandone cacciato per eccesso di ridicolo. E che dire delle notizie su Londra, sul Giappone o sulla chirurgia robotizzata nostrana che paiono il parto di un etilista in attività? Informazione? Sì, alla Grillo. Del resto, lui non è nemmeno informato del numero dei suoi figli: sono quattro e non sei come dichiara facendosene, chissà perché, un titolo di credito. Ma l‟ho detto: l‟importante è ciò che i fedeli credono. A me, poi, ha aperto il cuore alla speranza la comunicazione, peraltro vecchia di anni ma da me dimenticata, del gruppo dei “migliori avvocati italiani” che, sempre grazie a lui, prestano aiuto legale gratuito alle vittime dei soprusi. Certo il ragionier Grillo non esiterà a mettermene uno a disposizione perché io possa agire contro la sottrazione del microscopio che porta la sua firma.

 

Ad un certo punto, forse ci siamo. L‟argomento è quello del cancro, delle tecniche radiologiche e della prevenzione. Qui il discorso del microscopio ci starebbe a pennello, stante il fatto che è proprio con quell‟apparecchio che cercavamo di studiare metodi di prevenzione. Ma no: niente. Il tutto si limita a una piccola mitragliata di assurdità bevute avidamente.

 

A concludere la manifestazione di culto, la novità: Grillo, con tanto di foto e filmati, fa pubblicità all‟impianto di Vedelago (meritevole), dimenticando di dire che è meno di un quinto del totale di rifiuto che quella tecnologia è in grado di trattare e facendo passare invece la percezione di un impossibile 95%. Poi, il colpo finale: la pubblicità di due macchinette che avrebbero messo in imbarazzo anche una Wanna Marchi al top della forma. Una (che fino a ieri costava duemila Euro e che ora potete avere comodamente a casa vostra ad appena novecento Euro) è capace di fare oggetti di plastica di grande utilità come, ad esempio, una base su cui appoggiare il cellulare (la dimostrazione pratica è stata, ahimè, fallimentare perché il telefono non ne voleva sapere di starsene in piedi) o un fischietto (che non è stato prodotto ma che Grillo assicura essere una meraviglia della tecnica). L‟altra macchinetta (qualcosa che non potrà mancare a casa vostra) è una sorta di cappello che, come dimostrato praticamente da un Beppe Grillo che non ha esitato ad accucciarsi sul palco, con la sola forza del pensiero è capace di alzare da terra una pallina per qualche centimetro. Difficile a quel punto non considerare l‟utilità del dispositivo per sollevare da terra altre palle. Che dire? Dopo la palla in lavatrice, ci mancava anche questa. Ridateci Mastrota e i suoi materassi.

 

Come Dio vuole, dopo due ore di quella che per me, infedele impenitente che sono, è stata un‟agonia tra noia e incredulità, l‟ite, missa est. La folla - unita ebbrezza - par trabocchi nel campo… (Umberto Saba).

 

A questo punto, scendo negli spogliatoi. Primo sbarramento.

Uomo in nero: “Dove va?” Io: “A salutare Grillo.”

Uomo in nero: “Non può andare: non ha il pass.” Io: “Ho fatto spettacoli con Beppe per due anni.”

Uomo in nero (dopo aver confabulato con un collega): “Vadi” (congiuntivo con valore imperativo di tipo richiesto per esercitare la professione.)

 Vado e incontro un secondo sbarramento. Secondo uomo in nero: “Dove va?”

Io: “A salutare Grillo.”

 Secondo uomo in nero: “Non può andare. Chi è lei?” Io: “Sono il Premio Nobel 2015.”

Secondo uomo in nero: “Vadi.”

 Procedo fino al terzo sbarramento. Qui c‟è il terzo uomo in nero che, folgorato, mi riconosce gridando che mi ammira tanto e che ha “pagato una vitina del microscopio.” Naturalmente, grillino di provata fede che è, ignora tutta la vicenda e non sa che la sua vitina fa la ruggine ad Urbino. Comunque, mi accompagna fino alla porta della sagrestia, davanti alla quale si assembra una ventina di persone in attesa di una pur fugace udienza privata e relativa benedizione.

 

Passa un minuto e Grillo esce, avanzando ad abbracciare un tale con la barbetta e, subito dopo, ad abbracciarne un altro senza barbetta. Io mi posiziono ad un palmo dalla schiena del Nostro che ancora non si è accorto di me. Dopo un attimo lui si gira per andare a congiungersi con qualcun altro e si trova con il naso a un centimetro dal mio. L‟espressione diventa quella di una zucca di Halloween. Gli prendo la mano e

 Io: “Ciao, Beppe. Mi pareva doveroso venire a salutarti.”

 Grillo [mentre la zucca perde rapidamente di colorito]: “Ciao… come stai?” Io: “Malissimo.”

Grillo [voce flebile, molto diversa da quella di venti minuti prima]: “Perché?” Io: “Grazie a te.”

Grillo: “A me? Io che c‟entro?”

Io: “Domattina ti aspetto in laboratorio. Vieni e ti farò vedere che cosa hai combinato.” Grillo: “Io non c‟entro niente…”

Io: “Beh, se il microscopio sta a prendere polvere da 13 mesi è grazie a te.” Grillo [con la voce che si rompe un po‟]: “Io non c‟entro con questa storia…”

Io: “Che strano! Eppure…”

 

Arriva un tale in nero alto due Brunetta e mezzo che mi abbraccia da dietro, tenendomi fermo.

Io, che fermo ero già e che ero pure molto tranquillo, resto immobile e sereno.

 

Io: “Vedi, Beppe: mezz‟ora fa hai strepitato contro l‟uso che i politici fanno della Polizia verso chi li contesta e contro i professori di Ca‟ Foscari che non hanno lasciato che una studentessa leggesse un comunicato. Ora tu fai la stessa cosa.”

 

Grillo [con voce esitante sì ma tentando di assumere un atteggiamento dignitoso a metà tra un John Wayne al pesto e un Don Beppe Corleone]. “Lascialo andare.” E il pasdaran in nero molla un po‟ deluso la presa. “Io non parlo mai di te. Tu devi smetterla di parlare di me.”

 

Io: “Lo so che tu non parli di me. Io di te continuerò a farlo.”

 

Grillo[con una vocina piccina picciò non intonata alla frase da 41 bis]: “Se continui te la faccio pagare!”

 

Io: “Beppe, mi stai minacciando in pubblico?” Grillo [gorgoglii indecifrabili]

Io: “Ma sì, Beppe: in fondo mi fai pena. Ti saluto.” Esco nel silenzio.

 

Ora, come si fa nei lavori scientifici, le conclusioni.

 

Uno. Non esistono dubbi: Grillo preso senza l‟ esercito di prodi da lui guidato come faceva il Radamès di verdiana memoria è un anziano (al Carbonio 14, 1948: un anno più di me) indifeso e va rispettato per motivi di carità.

 

Due. Il fiero sospetto è che Grillo non abbia davvero la più pallida idea del letamaio in cui è stato trascinato e il suo spaesamento non sia perciò tutta finzione. O, almeno, non ne abbia mai capito la portata. Dunque, se il sospetto è fondato, va tenuto conto della circonvenzione di cui è stato e resta vittima. Dico questo perché io stesso sono stato più volte bersaglio di farabutti che hanno approfittato della mia buona fede e, in fin dei conti, non posso che provare simpatia per lui.

Tre. Stando a lui, Grillo non sa che lo si tira in ballo per fatti che, sempre stando a lui, ignora. Si vedano, ad esempio, le affermazioni della signora Marina Bortolani secondo cui Beppe Grillo le sarebbe sodale in quella farsa tragica della “donazione” ad Urbino

http://www.bortolanionlus.it/2009/06/30/donato-il-microscopio-all%e2%80%99universita-di-urbino/

Poi, evidentemente Grillo non sa che suo nipote, l‟avvocato Enrico, m‟inviò una raccomandata di diffida per bloccare una raccolta fondi per la ricerca. E neppure sa che qualcuno ha pubblicato sul suo blog, che, evidentemente, come me non frequenta, un filmato

http://www.beppegrillo.it/2010/07/un_microscopio_al_servizio_dellambiente/

 

che lo invito a guardare per la sua esilarante comicità, soprattutto alla luce di quanto poi sono stati i più che prevedibili fatti seguiti. Ma Grillo non ricorda neppure di aver affermato in un colloquio

con una signora incontrata in aeroporto che poi mi riferì il tutto che il microscopio ci era stato tolto perché noi quel coso non lo usavamo e aggiunse che le nostre ricerche non avevano valore perché le nostre scoperte si dovevano ad altri. Al di là della più che ovvia incompetenza del Ragioniere, lascio ogni giudizio su questo agli enti nazionali ed internazionali e ai magistrati che si servono delle nostre ricerche e di noi personalmente. E le lascio pure a tutti coloro che da noi hanno avuto e continuano ad avere aiuto.

 

Quattro. Ora che Grillo non può non sapere, se la maschera che rappresenta in scena ha anche solo una minima coincidenza con l‟uomo, non potrà esimersi dal mettere una pezza al guaio che ha combinato, volontariamente o no che sia. Così, ben sapendo che lui palanche non ne tirerà fuori, mi aspetto che scriva (magari lo faccia scrivere) un bel post di ravvedimento, che ad ogni spettacolo raccolga fondi e ce li invii, oltre a denunciare pubblicamente la truffa di cui eventualmente è stato vittima e a mobilitare le sue truppe della circoscrizione di Urbino per premere affinché ci sia restituito il maltolto ora ozioso. Dopotutto, è vero o non è vero che le 5 Stelle fanno i miracoli?

 

Da ultimo: mi pare corretto che si dia vita ad una raccolta fondi per rimborsarmi i 30 Euro spesi per l‟ingresso al luogo di culto e mi si riconoscano 70 Euro a risarcimento del danno esistenziale patito per le due ore di tormento. Cento Euro in tutto, cifra tonda, e non se ne parli più.

http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2104-maometto-in-montagna.html

ALCUNI DEI SEGRETI DI CASALEGGIO

 

 

Manipolare le masse è arte antica in parte lasciata al genio personale del manipolatore, in parte codificata. Preso da

http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/09/ecco-come-ci-governano-le-10-strategie.html,

 

riporto di seguito uno scritto di Noam Chomsky che riassume in parte le linee guida seguite da Casaleggio per la gestione di Beppe Grillo e la costruzione del consenso:

 

“1- La strategia della distrazione. L‟elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l‟attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élite politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d‟interessarsi alle conoscenze essenziali, nell‟area della scienza, l‟economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l‟attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.

  1. Creare problemi e poi offrire le soluzioni. Questo metodo è anche chiamato “problema-reazione-soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici. 
  2. La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E‟ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni „80 e „90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta. 
  3. La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l‟accettazione pubblica, nel momento, per un‟applicazione futura. E‟ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all‟idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento. 
  4. Rivolgersi al pubblico come ai bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”). 
  1. Usare l‟aspetto emotivo molto più della riflessione. Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d‟accesso all‟inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.  
  2. Mantenere il pubblico nell‟ignoranza e nella mediocrità. Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. La qualità dell‟educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell‟ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori. 
  3. Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ... 
  4. Rafforzare l‟autocolpevolezza. 

Far credere all‟individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l‟individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l‟inibizione della sua azione. E senza azione non c‟è rivoluzione!

 

  1. Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élite dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell‟essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l‟individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.”

 Noam Chomsky (Massachusetts Institute of Technology)

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti: