24) In Risposta alla dignità di Sonia Toni

Pubblicato da Stefano Montanari

APPENDICE

Quello che segue è la lunga risposta alle farneticazioni di Sonia Toni nei miei riguardi179: il 9 gennaio 2012 fui costretto a pubblicarla sul sito dell‟Associazione Vita al Microscopio180 , non potendo rispondere personalmente a tutti i grillini che m‟infamavano citando il testo della Toni come se fosse qualcosa che avesse un senso:

 

“Da quando l‟Associazione Vita al Microscopio ha chiarito che si sta preparando un‟azione penale nei confronti di chi ci ha sottratto il microscopio, e questo con l‟appoggio dei donatori traditi, sto ricevendo dei messaggi di posta elettronica che credo possano suscitare qualche perplessità.

 

Che io non abbia mai avuto una grande opinione dei grillini penso sia fatto noto, ma tra loro ce n‟è una parte, una sorta di zoccolo duro, che tocca degli abissi tali da non meritare nemmeno un giudizio. Costoro, evidentemente nell‟ingenuo tentativo di salvare facce di gran lunga perdute, hanno riesumato un testo intitolato “Risposta piena di dignità di Sonia Toni moglie di Beppe Grillo a Montanari (microscopio ESEM)” che circola liberamente su Internet181 e che lì resterà virtualmente in eterno.

 

A quelle parole io non ho mai replicato direttamente, e questo per più di un motivo.

 

Le sciocchezze riportate sono così visibilmente grossolane da valere un‟autocondanna. Certo, per avvedersene occorre un minimo d‟intelligenza e, a quanto pare, a quel minimo non tutti ci arrivano. Dove ho sbagliato, allora, è nell‟essere troppo ottimista nei riguardi delle capacità d‟intendimento altrui. In secondo luogo, avevo la certezza che, al di là delle palesi falsità sul passato, i fatti del presente e di quello che allora, ai tempi in cui quel testo fu pubblicato, era ancora il futuro, avrebbero rivelato la già ovvia verità. Le verità sono saltate fuori a ripetizione, per esempio facendo crollare miseramente le pagliacciate della signora Valeria Rossi, giornalista espulsa dall‟ordine per sua stessa ammissione, ma, purtroppo, c‟è chi preferisce ignorarle facendo il finto tonto. Infine, e questo forse principalmente, non ho replicato per la simpatia (etimologicamente la condivisione della sofferenza) che provo verso chi, come la ex compagna di Grillo, non ha avuto dalla vita ciò che desiderava. Se questa condizione è senza dubbio portatrice d‟infelicità, l‟infelicità viene aggravata dal presumere di poterne guarire con la cattiveria verso il prossimo. Così si muore dentro e si muore male.

 

Ora, venendo a quello scritto, spendo un paio d‟ore di un pomeriggio di domenica e mi propongo dopo tanto tempo di rispondere, visto che esiste qualcuno disposto, pur senza averne motivo onesto e pur davanti allo sbugiardamento dei fatti, a prestargli fede e a citarlo come verità rivelata. Per capire ciò che scrivo è purtroppo necessario leggersi il guazzabuglio “pieno di dignità” a firma Sonia Toni, un‟impresa che solo qualche eroico grillino è all‟altezza di fare. Comunque sia, per chi ce l‟ha fatta a leggersi tutto

 

 

 

quello scritto prestandovi anche attenzione, ecco le mie risposte che mi auguro servano almeno a risparmiarmi la seccatura di dover rispondere a chi mi accusa di tutti i mali del mondo basandosi su ciò che ha accolto come articolo di fede.

 

      1. Nel testo si scrive che io avrei avvicinato Grillo raccontandogli che qualcuno (università, industrie…) mi avrebbe sottratto il microscopio con cui, insieme con mia moglie, lavoravo. La cosa, falsa di per sé, è almeno cronologicamente insostenibile. Fu Grillo a cercarmi, sollecitato da Marco Morosini, uno scienziato italiano che lavora presso il Politecnico di Zurigo, e questo avvenne nel febbraio 2005 mentre mia moglie si trovava in Giappone ad insegnare all‟università di Sapporo. Da allora io partecipai molto saltuariamente, e sempre su richiesta di Grillo, a qualche suo spettacolo, uno dei quali, a novembre di quell‟anno, a Forlì insieme con Dario Fo. 
      1. Si scrive che io avrei raccontato a Grillo che mi stavano portando via il microscopio perché avevo scoperto che in una serie di alimenti (definiti “merendine”) c‟erano degl‟inquinanti. Il che è falso. Fu Grillo che, andando nel sito Internet del mio laboratorio (www.nanodiagnostics.it) trovò una sezione in cui venivano riportate analisi che noi avevamo eseguito su vari alimenti e, trascurando le modalità  dei prelievi dei campioni e le finalità della ricerca (il tutto descritto chiaramente nel sito ed eseguito con modalità in seguito usate anche per un progetto europeo sulle acque minerali in cui noi non c‟entravamo), generalizzò i risultati pubblicandoli il 7 dicembre 2005 nel suo blog. Fu solo ad inizio marzo 2006 (dunque, almeno un anno dopo la nostra reciproca conoscenza e quattro mesi dopo la storia delle “merendine” tirata fuori da Grillo) che io gli dissi che ci avrebbero sottratto il microscopio e non aggiunsi altro. Glie lo dissi allora perché solo allora, e non quattro mesi prima, ne ero venuto al corrente. Dunque, una storia bizzarramente costruita dalla fantasia della signora Toni su dati che conosce perfettamente e che distorce ad uso di chi ha tutta l‟intenzione di cascarci. 
      1. Si dice che l‟avvocatessa Marina Bortolani ci mise a disposizione la sua onlus (Associazione Onlus Carlo Bortolani di Reggio Emilia) per raccogliere i quattrini necessari ad acquistare il nuovo microscopio. Questo, sempre secondo la signora Toni, per rendere la raccolta “veloce e regolare”. Mi chiedo quale favore ci sia stato fatto, visto che la Bortolani non mosse un dito, limitandosi ad aprire un conto bancario a nome della sua onlus (conto, poi, trasferito, chissà perché, da Banca Etica ad Unipol) in cui arrivò una valanga di quattrini (servivano 378.000 Euro e ne arrivarono di più). Di questi io non ho mai avuto traccia, essendomi negata, senza darmene spiegazione, anche la semplice visione dei documenti bancari. Motivo? Ognuno si faccia la sua idea. La richiesta di mia moglie di istituire un comitato per la gestione del microscopio di cui noi facessimo parte cadde nel vuoto. Motivo? Ognuno si faccia la sua idea. Comunque sia, dalla raccolta fondi l‟avvocatessa Bortolani ricavò quanto meno una ragguardevole pubblicità, certo non inutile per la sua professione. (Ora si occupa di affidamento dei minori). 
      1. Si dice che io sarei un ingrato. I fatti: ad inizio marzo 2006 Grillo lancia una campagna di raccolta fondi per darci il nuovo microscopio che, su mia stessa, ingenua richiesta, sarebbe stato intestato non a noi ma alla Onlus Carlo Bortolani. Il comico inaugura le sottoscrizioni lavorando due ore gratis al Palasport di Modena e versando alla onlus Bortolani quello che, detratte tutte le spese, sarebbe stato il suo compensoper quelle due ore: 36.000 Euro. In cambio, da allora, io devo partecipare ai suoi spettacoli (a mia cura e spese) occupando 10-15 minuti della serata nel corso dei quali spiego al pubblico quali siano i problemi ambientali e sanitari delle nanoparticelle. Grillo ne ricava qualche minuto in meno di fatica e, senza sborsare un centesimo, si veste della figura del grande mecenate e del raddrizzatore di torti, cose che rianimano l‟immagine di un comico ormai spompato (confrontare le battute di oggi con quelle di cinque o sei anni fa) e che stava covando ambizioni politiche (tramite Gianroberto Casaleggio). Di fatto molta parte delle donazioni arrivarono grazie alle oltre 200 conferenze che io tenni in giro per l‟Italia perché Grillo non aveva nessuna fretta ma io sì. Al termine di tutto ciò, e passò un anno giusto, con qualche chilo in meno e tanto sonno arretrato da parte mia, pagammo il microscopio, microscopio che, poi, la coppia Grillo/Bortolani provvide a sottrarmi. Così, secondo il testo “pieno di dignità”, io dovrei essere grato a chi mi ha fatto lavorare a mie spese per l‟interesse di non far appassire la sua immagine, per lanciarsi in politica e per impadronirsi poi del frutto del mio lavoro sottraendomi il microscopio. Io non so se Grillo (Casaleggio) si sia reso conto subito del pericolo che i nostri studi rappresentavano per i suoi interessi (vedi post sul blog di Grillo del 12 luglio 2011). Forse no, ma, se lo ha capito subito, la mossa di promuovere la raccolta è stata geniale. Affidandoci a lui, ci mettevamo totalmente nelle sue mani precludendoci altre vie per attrezzarci e mettendolo nelle condizioni di bloccarci a suo piacimento. Va aggiunto che quanto apprese da me (e non ci capì molto, ma quel poco per i suoi balilla va benissimo) gli sta servendo per la sua scalata politica in cui si presenta come difensore dell‟ambiente, senza che nessuno gli faccia notare la sua incoerenza nell‟averci sottratto lo strumento che serviva proprio a dimostrare certe devastazioni ecologiche. Per spiegare un fatto così strano bisognerebbe forse interrogare chi scrive i copioni del comico. 
      1. Si dice che faccio il tuttologo. Cosa a dir poco curiosa, stante il fatto che almeno metà delle risposte che do a chi mi scrive ponendomi domande è “non lo so”. Contrariamente a un po‟ di persone, io ho l‟abitudine di parlare solo di cose che conosco. Tra le tante accuse balzane, questa è tra le più insostenibili. 
      1. Si dice che non è mai stato provato che il primo microscopio fosse nostro. Infatti, de jure, pur avendone pagata una bella fetta, non era nostro ma era stato intestato per motivi burocratici all‟Istituto di Fisica della Materia. Quell‟ente diventò poi, per scelta dell‟allora ministro Moratti, una branca del CNR, ente che, così, si trovò senza nemmeno saperlo l‟apparecchio nel suo inventario. Mia moglie era solo la persona che aveva la responsabilità della gestione del microscopio ma questo era sufficiente perché ciò che c‟interessava era poter usare lo strumento e nient‟altro. 
      1. Si dice che io avrei eluso i confronti con i grillini modenesi. Il che è ridicolo oltre che, coerentemente con le enormità non proprio dignitose del testo, falso. Io ho invitato numerosissime volte i grillini modenesi a venirmi a trovare in laboratorio, offrendomi anche di andarli a prendere a casa per evitare loro il disturbo della pur breve trasferta. Tentai più volte, invano, di avere un incontro con una grillina (ahimè, non ne ricordo il nome e non ho mai avuto l‟onore d‟incontrarla) che lavora all‟Università di Modena e che è una sorta di “scienziata di corte”. Invitai i più accaniti tra loro ad un faccia a faccia (ricordo un tale che si nascondeva dietro lo pseudonimo di Giove e una tale che si firmava Anna). Proposi incontri dove e quando a loro piacesse. Li invitai alle mie conferenze. L‟unica reazione che ottenni da loro fu la fuga unita ad interventi diffamanti sui loro blog. Dunque, ancora una volta siamo di fronte all‟esternazione di qualcuno che mente senza un barlume di dignità. Comunque, sia, come per il coniglietto terrorizzato Grillo e per chi ha scritto qualunque cosa inventando assurdità sul mio conto, l‟invito al confronto, documenti alla mano, resta aperto. Chi non l‟accetterà dimostrerà ancora una volta che uomo è. 
      1. Si dice che l‟Università di Modena abbia dichiarato che il microscopio era semplicemente “parcheggiato” alla Nanodiagnostics. Ci si chiede che cosa c‟entri l‟Università di Modena con il microscopio, non avendolo pagato, non avendolo mai mantenuto né avendone mai avuta l‟intestazione di proprietà. Di fatto, l‟Università di Modena non avanzò mai diritti sull‟apparecchio semplicemente perché non ne aveva né poteva averne. Ancora una volta, una stupida menzogna. 
      1. Si dice che la dottoressa Gatti (mia moglie) usa il microscopio sottrattoci la prima volta. La cosa risponde a verità. Come descritto nel mio libro Il Girone delle Polveri Sottili, la fiduciaria modenese del CNR, vogliosa di accaparrarsi lo studio delle nanoparticelle a livello di salute, si accorse che lo strumento era finito nell‟inventario del suo ente. Così, cogliendo un‟insperata occasione, disse che il microscopio era suo. Dopo mesi riuscì a portarcelo via ma, ahimè, non avendo i quattrini per gestirlo né avendo la minima competenza nel settore delle nanopatologie, lasciò il microscopio chiuso in una cassa di legno. Questo finché, dopo tempo e lotte, mia moglie riuscì a riprendere il microscopio e a riattarlo con i fondi suoi, ospitandolo nel laboratorio di biomateriali dell‟Università che lei aveva fondato e di cui era responsabile. Purtroppo, però, nel suo laboratorio universitario non era possibile lavorare su materiale biologico umano, e quella era la ricerca che stavamo portando avanti presso la Nanodiagnostics e che era e resta fondamentale. Dunque, lo strumento posto all‟Università di Modena non serviva a granché per l‟avanzamento della ricerca sull‟uomo. Ora l‟apparecchio ha seguito mia moglie che, prepensionata dall‟Università di Modena, è professore associato al CNR di Faenza dove, però, la situazione della ricerca è la stessa di Modena. Insomma, se vogliamo andare avanti con la ricerca sulle nanopatologie, dobbiamo lavorare nel nostro laboratorio. Se la cosa non interessa la comunità, ci se lo faccia presente e chiuderemo tutto, da parte mia magari anche con un sospiro di sollievo. Però nessuno osi poi strillare e piagnucolare per avere aiuto come avviene quotidianamente. 
      1. La signora Toni mi rinfaccia ingratitudine per aver lei approntato il mio blog. Forse le sfugge dalla memoria il fatto che io quel blog l‟abbia pagato (ben oltre il suo valore, temo, visto quanto mi sono costati altri siti) e che fossi io a scriverci, essendosi lei limitata a partorirne l‟idea, un‟idea, peraltro, che non mi pare sia particolarmente originale. Se qualcuno mi spiegherà dove sta l‟ingratitudine, gli sarò grato. Poi, ancora, sono accusato di esserle ingrato per la sua opera nell‟avermi fatto pubblicare il libro Il Girone delle Polveri Sottili. Occorre sapere che la signora Toni cercò un‟occupazione presso l‟editore Macro di Cesena e, per dimostrargli quanto potesse essere utile, mi presentò come potenziale scrittore di un libro. Il libro lo scrissi (appunto Il Girone delle Polveri Sottili) e la signora Toni, dopo aver fatto vedere che almeno un autore l‟aveva scovato, ottenne di far disegnare la copertina alla figlia che, per questo lavoro sulla cui estetica preferisco sorvolare, ottenne in cambio del denaro. Poi, nel gennaio 2007, la signora Toni mi fece fare un DVD con tanto di libretto accluso (L‟Insidia delle Polveri Sottili), il tutto, naturalmente, con testo mio ed immagini mie, e se ne intestò i diritti senza nemmeno avvertirmi né, men che meno, dirmi un grazie. Ma tra amici…
      1. Ora la storia misteriosa del figlio di Grillo e della sua ex compagna Sonia Toni e di quella che, qualcuno spieghi il perché, viene dalla signora definita “infamia” . Nel testo “dignitoso” si dice che mia moglie avrebbe chiesto alla signora Toni di poter analizzare i reperti vecchi di un quarto di secolo del ragazzo affetto da una tristissima serie di patologie. L‟imprecisione sta nel verbo: non chiesto ma offerto. E non è affatto vero che quelle indagini servissero nell‟ambito di una ricerca sulle malformazioni come, senza motivo, afferma la signora Toni. La ricerca sulle malformazioni esisteva ed era condotta insieme con un pediatra che allora lavorava in un ospedale di Catania, ma riguardava tutt‟altro problema (spina bifida). Per inciso, quella ricerca fu bloccata dalla sottrazione del microscopio portatoci via dal duo Grillo/Bortolani. Insomma, tornando al figlio di Grillo e della Toni, noi cercammo quei campioni nell‟ospedale in cui il ragazzo era stato ricoverato 25 anni prima, li trovammo e li analizzammo. Per questo nessuno chiese un centesimo a nessuno. Quello che in quei campioni ci trovammo è cosa che non ho alcuna intenzione di rivelare e, comunque, è a dir poco ridicolo sostenere che si trattava di “sostanze che la dottoressa Gatti non conosceva”. Quella roba l‟abbiamo vista ben più di una volta e chiudiamo qui la cosa. Ma, al di là di ciò, la storia inventata dalla signora Toni non ha una gamba su cui reggersi. Di che diavolo mi si accusa? Di aver fatto delle analisi a titolo gratuito? Dopotutto ne ho fatte un‟infinità e chi non se ne è dimenticato mi ha ringraziato. Ingratitudine? Da parte di chi? Ma tra amici… 
      1. Non capisco per quale motivo la signora Toni inventi una storia così ingenuamente stramba e insostenibile a proposito del denaro che lei mi chiese. L‟uso “privato” del microscopio c‟era stato e continuerà sempre ad esserci. Credo non sia un mistero che la ricerca costa cifre ingenti e che quelle cifre vanno pagate. Noi abbiamo un laboratorio in cui paghiamo l‟affitto (circa 2.000 Euro mensili), abbiamo due dipendenti cui paghiamo lo stipendio (mia moglie ed io, invece, lavoriamo da sempre non solo gratis ma a nostre spese), paghiamo elettricità, acqua, tassa sui rifiuti, assicurazioni e quant‟altro. In più manteniamo il microscopio che, come si potrà ricavare chiedendo all‟Università di Urbino, richiede importi enormi. Esattamente alla stregua di qualsiasi università (o come sta facendo ora l‟ARPAM di Pesaro che ha ricevuto graziosamente il nostro microscopio) noi dobbiamo raccattare quattrini per pagare la ricerca e quei quattrini arrivano dall‟ uso “privato” dell‟apparecchio: vendendo analisi. Oltre tutto, per le università, deve essere così per volere della legge ma, se il milionario Grillo o i suoi balilla sono disponibili a mantenere la ricerca a loro spese (in fondo si tratta del ricavato di poche ore di lavoro del comico), troveranno da noi le porte spalancate. Purtroppo, però, l‟uso “privato” è ben lungi dal bastare. Così, senza usare lo strumento, ci sono le mie consulenze ad enti pubblici e a privati (per esempio avvocati) e il denaro che mia moglie ed io avevamo messo da parte in quasi quarant‟anni di lavoro e che ora non c‟è più. Cercando di districarmi nel ginepraio di una logica a dir poco insolita, la signora Toni sostiene di aver chiesto che io rendessi pubblico il fatto che il microscopio faceva analisi a pagamento ma pubblica la cosa era sempre stata, non fosse altro perché proprio enti pubblici (procure della repubblica, comuni, ecc. ci commissionavano qualche analisi) e perché della cosa io ho sempre parlato e scritto. Insomma, nella fantasia del racconto, con un salto logico acrobatico la signora Toni scrive che lei mi avrebbe chiesto di rendere pubblico ciò che pubblico era già e io, “stizzito” le avrei risposto che le analisi fatte su suo figlio superavano il valore venale della donazione fatta da lei per il microscopio. Che c‟entrino le due cose resta avvolto nel mistero ma la logica della signora è molto personale. Chiarisco, comunque, a proposito della donazione, che la signora Toni donò 6.000 Euro e che io  le restituii quell‟importo a mezzo bonifico bancario personale del 12 maggio 2008.

Dunque, la cifra da lei donata ammonta a zero Euro, il che non mi pare una cifra su cui vantare meriti o diritti. Proseguendo nel ginepraio, perché lei mi chiese denaro? Perché sosteneva di aver lavorato per me e per questo intentò una causa di lavoro nei miei confronti. Il giudice, di solito molto ben disposto nei riguardi dei lavoratori, le diede torto e tutto finì lì. Ora, tanto per completezza, informo che, al di là delle analisi sui reperti del ragazzo e del DVD di cui lei s‟intestò i diritti, io tenni per la signora Toni una conferenza e un intervento presso la provincia di Rimini quando lei si presentò alle elezioni. Eseguii per lei diverse analisi sulle ceneri dell‟inceneritore di Raibano (Rimini), analisi di cui lei si valse con l‟assessore all‟ambiente Cesarino Romani sempre nell‟ambito della sua candidatura politica. Analizzai per la ditta di alimenti biologici Terra & Sole di cui lei era socia diverse materie prime. Il tutto senza chiedere a nessuno, e meno che attraverso un giudice, che mi si pagasse. Ma tra amici…

 

      1. Altra sorpresa è l‟affermazione che il mio blog avrebbe chiuso la sezione dei commenti e praticherebbe forme di censura. Come chiunque potrà costatare, il mio non è il blog di Grillo dove, per esempio, io non posso pubblicare nessun commento proprio a causa della censura ferrea che lì vige. Chiunque può scrivere e commentare ciò che crede meglio. Basta provare per rendersi conto di quanto falsa sia l‟invenzione della ex compagna di Grillo. Rimane sempre il mistero del perché la signora Toni racconti spericolatamente bugie così facilmente sbugiardabili. 
      1. Argomento onlus Ricerca è Vita. La ex compagna di Grillo mi accusa di aver copiato il nome dell‟associazione Ricerca Viva che lei avrebbe fondato. La cosa è quasi vera. Anni fa lei mi convinse a fondare l‟associazione chiamata Ricerca Viva, naturalmente facendo il tutto con i soldi miei. Fondazione avvenuta e Sonia Toni presidente. Io raccolgo qualche soldo con le mie conferenze e con qualche donazione. Poca roba: 6.000 Euro che sono depositati alla Banca Malatestiana di Rimini a pochi metri dall‟abitazione della signora Toni. Passa un po‟ di tempo e la signora, la quale aveva assicurato che l‟associazione sarebbe stata trasformata in onlus grazie all‟interessamento di un commercialista ovviamente pagato da me, informa che la richiesta di trasformazione è stata respinta e che lei si dimette da presidente. Da dove arrivi la storiella delle dimissione a causa delle mie “falsità” resta nascosto nelle nebbie del cervello della signora Toni, ma ormai, entrati nella logica non sense, non ci sono più sorprese. Ma che fa la signora Toni? Senza avvertire nessuno fa sparire i6.000 Euro del conto bancario, pare donandoli, chissà perché e, comunque, senza chiedere niente a nessuno, a dei grillini padovani. E il denaro che mi doveva essere reso come rimborso delle spese che avevo sostenuto per la costituzione della società e per la sua mai avvenuta trasformazione in onlus? Ma tra amici… Qualche anno dopo, insieme con qualche amico toscano mia moglie ed io fondammo una onlus chiamata Ricerca è Vita (nome copiatissimo!) che sarebbe dovuta servire a diffondere i risultati delle nostre ricerche. Qualcuno, e lascio a chi mi legge indovinare di chi si tratti perché io ufficialmente non ne so nulla, accusò presso l‟Agenzia delle Entrate la onlus di fare ricerca, cosa che la onlus non avrebbe legalmente potuto fare. E che non poteva fare nemmeno praticamente, se non altro perché non aveva i locali, le apparecchiature, il personale e, soprattutto, i quattrini per farla. Va da sé che non esisteva lo straccio di un documento che reggesse l‟accusa, un‟accusa tipica del furbetto che fu efficace perché i burocrati che la ricevettero, senza nemmeno premurarsi di controllare non solo ciò che si era fatto a livello di ricerca (zero) ma la stessa possibilità pratica di farla, tolsero a Ricerca è Vita lo status di onlus, di fatto uccidendola come si desiderava. Chi ne ha voglia, mediti sulla serenità di chi ha giudicato. Sarebbe particolarmente divertente senon fosse preoccupante ciò che viene riportato nel testo “dignitoso”. Secondo la signora Toni i soldi raccolti da Ricerca è Vita sarebbero stati passati al laboratorio Nanodiagnostics commissionando ricerche. Chiunque voglia controllare i libri dell‟associazione (molto scarni per il giro di denaro assolutamente misero), i documenti delle Poste Italiane relativi alle donazioni e le fatture della Nanodiagnostics può tranquillamente farlo. Sarà una noia, ma, almeno, chi lo farà si renderà conto della levatura di ciò che si permette di pubblicare la signora Toni e di ciò che qualcuno arriva a credere. 
    1. Da scienziata qual è, la signora Toni afferma che il mondo accademico “prende le distanze” da noi. Beh, forse non è proprio così. Noi lavoriamo con la Commissione Europea (il laboratorio Nanodiagnostics è stato inserito dalla Commissione nell‟elenco dei cento laboratori di punta continentali), con la NATO, con la FAO, con l‟ISO, con il Dipartimento di Stato Americano di cui mia moglie è visiting professor… Questo solo per limitare all‟osso un elenco piuttosto lungo. Tanto per aggiungere qualcosa, il nostro libro Nanopathology è presente nelle biblioteche delle maggiori università mondiali, da Cambridge ad Harvard, da Oxford all‟MIT e nostri capitoli sono pubblicati su libri dell‟Alleanza Atlantica. Se la ex compagna del comico vorrà circostanziare la sua affermazione, sarà la benvenuta. 
    1. Sempre nel testo “dignitoso” la signora Toni scrive che l‟avvocatessa Bortolani mi ha denunciato due volte (notizia riferita dalla Bortolani stessa l‟11 settembre 2009 nel suo blog) e che denunce “se le beccherà pure la dottoressa Gatti.” Restiamo in attesa ma rendo noto che ormai siamo nel 2012 e abbiamo perso ogni fiducia: le denunce, non è dato sapere su quali basi, non arriveranno e la cosa ci dispiace perché, di qualunque cosa si trattasse, se arrivassero, sarebbero il massacro per che le avesse sporte. 
    1. econdo il vangelo grillino della signora Toni, io non avrei partecipato al progetto europeo Nanopathology, ideato e diretto da mia moglie così come l‟altro progetto europeo DIPNA. Questo perché non risulta il mio nome nei documenti consultati da lei. Purtroppo, lasciando che il cervello corra a briglia sciolta, la signora si dimentica di essere incompetente e di non accorgersi di parlare a vanvera. Ovvio che il mio nome non c‟è, esattamente come non c‟è quello dei nostri collaboratori, dato che è prevista la presenza solo del nome di chi è responsabile di ogni gruppo facente parte della squadra internazionale completa. Non mi piace affatto doverlo sottolineare, ma senza di me quei due progetti, specie il primo, avrebbero zoppicato non poco.

 

    1. Sempre sguazzando nel ridicolo, la signora Toni scrive che mia moglie ed io avremmo chiesto di essere assunti dall‟Università di Urbino, l‟ente che, per motivi tutti da spiegare, si è vista “donare” il nostro microscopio facendosi beffe della volontà di chi aveva regalato qualche soldo perché noi avessimo quell‟apparecchio. Occorre sapere che una clausola di “donazione” sottoscritta dalla Onlus Carlo Bortolani, legittima proprietaria del microscopio pur non avendo mosso un dito per ottenerlo, a favore di Urbino prevedeva che noi potessimo usare l‟apparecchio “almeno una volta la settimana”. Purtroppo, dopo un anno e mezzo dalla sottrazione, l‟apparecchio non fu mai nemmeno acceso né mai potemmo vederlo. Dunque, clausola non rispettata. Mia moglie ed io non facemmo altro che far notare, subito all‟inizio e semplicemente perché conosciamo le regole, che noi non avremmo potuto comunque accedere all‟apparecchio non essendo dipendenti dell‟Università e questo fu preso dal cervello della signora Tonicome la richiesta di essere assunti. Ora, ironia della sorte, dopo che il microscopio è restato un anno e mezzo inattivo, è stato sbolognato all‟ARPAM di Pesaro dove è collocato dal luglio 2011 e dove sono stai spesi, secondo quanto riferito dal prof. Pietro Gobbi dell‟Università di Urbino davanti al giudice, almeno 120.000 Euro per metterlo in condizione di funzionare, e dove ora cerca amianto nei manufatti (!). Un  velo pietoso. Ora noi al microscopio possiamo accedere quel giorno la settimana che fa parte dell‟ipocrisia della “donazione”, ma Urbino ha dovuto inventarsi un‟assunzione più o meno di comodo per noi, e questo per gli ovvi motivi burocratici di cui ogni addetto ai lavori è a conoscenza ma che, evidentemente, sono ignorati da chi scrive a vanvera pretendendo (e, sorprendentemente, ottenendo) credibilità da parte dei suoi simili. 
    1. Restando nel grottesco, la signora Sonia Toni esulta: finalmente il microscopio è in un ente pubblico “di rinomato prestigio a livello internazionale” (cercare Urbino nelle classifiche internazionali delle università) e non è “presso una Srl che lo usa a scopo di lucro” (appunto). Sempre stando agli entusiasmi della signora Toni, il microscopio sarà “a disposizione di tanti ricercatori che comunque lavoreranno per l‟ambiente e per la salute delle persone.” Peccato che i fatti abbiano lanciato una secchiata d‟acqua gelata sugli entusiasmi e ne abbiano mostrata la stupidità, peraltro evidente fin dal primo momento a chi non sia in malafede. La verità è uscita davanti al giudice quando il professor Pietro Gobbi cui ha passato la patata bollente il rettore di Urbino (pur invitato non solo da noi ma perfino dal giudice mai presentatosi ad un confronto alla maniera di Grillo e dei grillini) ha ammesso onestamente che il microscopio ricevuto il 22 gennaio 2010 non ha fatto nulla di tutte le imprese mirabolanti (addirittura uno studio sugli armadilli!) che erano state strombazzate da Grillo, Bortolani e Corte dei Miracoli al seguito. Tra i tanti problemi, mancavano i soldi per usarlo. Che sorpresa! Ora il microscopio è stato sloggiato all‟ARPAM di Pesaro dove l‟Università di Urbino l‟ha a disposizione un giorno la settimana, sempre che noi non pretendiamo anche quel giorno come ci spetta secondo l‟ipocrita clausola della “donazione”. Che ricerca si possa fare disponendo dello strumento solo saltuariamente è domanda da porre alla signora Toni la quale, possiamo starne certi, non avrà difficoltà a rispondere con una dignitosa stravaganza piena di una personalissima dignità. Ora, allo stato dei fatti, con l‟ironia del destino sempre in agguato, se voglio io posso usare il microscopio senza rendere conto a nessuno, vendendo a cifre astronomiche le analisi che faccio per scoprire le “sostanze che la dottoressa Gatti non conosceva” nelle biopsie dei malati ricchi. Che racconterà Grillo ai poveri gonzi che hanno donato quattrini credendo a ciò che lui andava dicendo e scrivendo sul suo blog dove sosteneva che quei soldi sarebbero serviti a dotare il dottor Montanari e la dottoressa Gatti di un microscopio elettronico per le loro ricerche, ovviamente mai rivelando che si trattava di uno scherzo e che quei quattrini sarebbero serviti a tutt‟altro?

Ci sarebbero tanti altri punti da toccare, e questi anche tenendo conto della miriade di esternazioni con cui la stessa autrice invade Internet e che non entrano in quel pastrocchio che qualcuno, forse per solidarietà con l‟umorismo mancante di Grillo, ha voluto aggettivare “dignitoso”. Dove stia la dignità nel mentire e nello schizzare veleno qualcuno vorrà magari spiegarlo anche a me. Mi fermo qui per l‟affetto che continuo a portare a Sonia nonostante il male che ha fatto non tanto a me che conto poco quanto a tutte le persone che, con la sua cattiveria suicida, ha danneggiato. Spero per lei che un giorno le scocchi nel cervello e nel cuore una scintilla e, con quella, riesca a capire che, agendo come fa, non otterrà altro che amarezza e che tutto le scivolerà tra le dita con il risultato, quando dovrà per forza fare un bilancio, di stringere solo il nulla.”

 

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